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L’offerta low-cost, con la globalizzazione (cioè con la disponibilità sul mercato di prodotti provenienti da paesi con basso costo della manodopera), con la crisi economica (che ci ha reso tutti più attenti alla spesa), con la diffusione della mentalità (giusta) di contenimento dei costi, e anche – diciamolo – con un atteggiamento oggi alla moda, ha pervaso tutti i settori, compreso quello dei dentisti.
Sulla possibilità che i dentisti possano adottare delle politiche di low-cost odontoiatrico vere, cioè tali per cui alla riduzione dei costi non si accompagni una riduzione della qualità della prestazione e delle cure proposte, sono stati compiuti diversi studi universitari e inchieste da parte dell’ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) e di altri gruppi di studio.
Il risultato di queste indagini è che – in campo sanitario - mentre è possibile e auspicabile una razionalizzazione dei costi di gestione e di organizzazione delle strutture mediche (odontoiatriche nel nostro caso) – siano esse dei grandi poliambulatori o dei piccoli studi monoprofessionali – non è invece possibile (al di là di eliminare gli sprechi) comprimere i costi del personale sanitario, della formazione continua, dell’aggiornamento, delle attrezzature, dei materiali di consumo, delle procedure operative, delle procedure d’igienizzazione e di disinfezione e di sterilizzazione, della prevenzione delle complicanze, e quant’altro, senza compromettere in breve tempo la qualità intrinseca delle prestazioni stesse fornite.
I medici, i dentisti, gli odontoiatri, gli infermieri, gli assistenti, per essere qualificati, oltre ad aver avuto un percorso formativo molto lungo e costoso, hanno bisogno di un aggiornamento continuo – tra l’altro previsto dalle normative – oneroso in termini di tempo investito (e sottratto al lavoro produttivo) e d’impiego di mezzi e di materiali.
Le attrezzature medico-chirurgiche hanno necessità continua di essere verificate, mantenute, aggiornate e adeguate all’incessante sviluppo della tecnologia.
I materiali di consumo odontoiatrici – molto particolari, costosi, con rapide scadenze di uso – devono essere frequentemente sostituiti con materiali nuovi, o con materiali più recenti, prodotti con caratteristiche migliori.
Le procedure operative devono continuamente essere verificate e, se
del caso, modificate e aggiornate, per migliorare la percentuale e la
qualità delle guarigioni e la predicibilità dei risultati.
I sistemi
di sterilizzazione dello strumentario e d’igienizzazione degli ambienti
e dei macchinari e i sistemi di controllo della loro efficacia ed
efficienza, devono essere sempre aggiornati e settimanalmente
verificati.
Gli adempimenti amministrativi e burocratici delle strutture sanitarie odontoiatriche sono molteplici e onerosi.
Ora, è comprensibile a chiunque che, nelle more di tutte queste incombenze, è possibile, per un gestore poco etico e poco professionale di studio dentistico, attuare degli enormi risparmi se rinuncia a professionisti-dentisti con ottima e lunga formazione, se alcune procedure non vengono eseguite o vengono semplificate, se alcuni materiali sono di provenienza “cinese” o comunque di bassa qualità oltre che di basso prezzo, se alcune attrezzature sono modeste (pur apparendo magari molto “belle” a vedersi), se gli strumenti non vengono disinfettati e sterilizzati adeguatamente, se le procedure e le attrezzature non vengono aggiornate, se il materiale deperibile e monouso non viene sostituito, se certi adempimenti vengono “saltati”.
Queste considerazioni, ovviamente, valgono in generale per ogni attività produttiva o di fornitura di servizi, ma in campo sanitario e odontoiatrico, sono esiziali per la salute dei pazienti.
Se, per fare un paragone di riscontro comune, un PC non viene aggiornato, sarà più lento o non potrà far girare alcuni programmi e il danno si limiterà a maggiori perdite di tempo o impossibilità di compiere alcuni task, con uno svantaggio economico che potrà essere più o meno grave.
In ambito sanitario questo si può tradurre – invece – in cure non riuscite, in maggiori sofferenze per il paziente, nella necessità di passare a terapie più complesse, più lunghe e più costose, quando non venga più gravemente compromessa la salute delle persone.
Tutto ciò, oltre a essere deontologicamente censurabile (e giudizialmente perseguibile), è anche – nel lungo periodo – svantaggioso per l’economia della salute in generale.
Che senso ha, infatti, usare uno strumentario o un materiale che dà una percentuale di guarigioni inferiori rispetto a un materiale migliore, anche se più costoso, ma con più risultati positivi di guarigione?
Che senso ha inserire un impianto di bassa qualità, che ha una probabilità minore di riuscire a integrarsi nell’organismo e di venire utilizzato protesicamente, spesso vanificando i disagi subiti e i costi pagati, quando non determini un’infezione dell’osso, piuttosto che un impianto osteointegrato certificato?
Che senso ha farsi curare da uno sconosciuto in una mega-struttura, dove le responsabilità sono sfumate e, spesso, difficili poi da dimostrare?
In realtà, il low-cost, in ambito odontoiatrico, così come in ogni altro settore sanitario, è un controsenso.
Si tratta di un errore d’impostazione, quando non di una vera e propria truffa.
Un conto è razionalizzare la spesa ed eliminare gli sprechi (cose consigliabili in ogni campo, compreso quello sanitario e odontoiatrico), un altro è ridurre all’osso i costi, risparmiando sulla formazione, risparmiando sulle attrezzature, risparmiando sulle procedure, risparmiando sui materiali, e puntando invece solo sull’immagine, sulla cortesia e sul prezzo.
Nel qual caso, nella migliore delle ipotesi, si potranno ricevere solo pseudo-terapie di bassa qualità, con rischio per la salute dei pazienti-clienti e, nella peggiore, si verrà truffati con terapie false o sbagliate, che provocheranno più danni che non il non fare niente.
È chiaro a chiunque che in ogni professione (e massimamente in ambito sanitario) il ruolo chiave è quello del professionista – nel nostro caso il dentista – che esegue la prestazione.
Per il dentista, una formazione universitaria sicura e consolidata, un’esperienza professionale di molti anni senza problematiche legali, un aggiornamento costante e serio, una chiara impostazione deontologica e professionale, qualità umane e relazionali, evidenti capacità diagnostiche e ottima manualità operativa, sono tutti elementi necessari e fondamentali per fare giuste diagnosi, per consigliare con scienza e coscienza, per offrire prestazioni di alta qualità.
Tutto ciò ha un costo elevato.
Perché è l’Odontoiatria che è costosa, non i bravi dentisti.
Anzi, secondo una ricerca fatta da ANDI, le cure odontoiatriche praticate dalle ASL hanno un costo per lo Stato che ė quasi il triplo di quelle che sono erogate dai dentisti privati. Non ce ne rendiamo conto solo perché è il Sistema Sanitario Nazionale (la Regione ora) che paga il conto.
[Tra l’altro, è consueto riscontro contabile nelle strutture sanitarie, pubbliche e private, che le altre cure specialistiche medico-chirurgiche sono ancora più costose dell’Odontoiatria]
E anche se i dentisti (a dispetto della cattiva fama in tal senso) riducono opportunamente il loro margine di utile, gli altri costi rimangono comunque alti e non comprimibili, se non a scapito della qualità.
Le offerte low-cost, per evidenti ragioni organizzative e di contenimento dei costi, sono erogate – nel migliore dei casi – da giovani privi di esperienza o da adulti senza altre risorse (e quindi facile preda di logiche affaristiche), in molti altri casi (come spesso rivelano le indagini dei NAS e le inchieste di Striscia la notizia e delle Iene), da individui non qualificati e dalla dubbia moralità, il cui unico scopo non è quello di curare, ma quello di speculare sulla credulità degli ignari pazienti per spillare soldi (anche solo pochi) a molte persone.
Se ciò accade, è anche perché molte persone – sbagliando clamorosamente - considerano le cure odontoiatriche alla stregua di prestazioni di poca importanza.
Nelle cure effettuate dai dentisti – per fortuna dei pazienti e dei dentisti stessi – non vi è, di solito, in gioco la vita dei pazienti, ma la loro salute sì, e di questo, e dei rischi che corrono, molti non si rendono conto, se no non si farebbero curare da persone sconosciute, se non squalificate, e in strutture dove prevale l’immagine scenografica, piuttosto che da professionisti autorevoli e in studi seri.
Così come nessuno penserebbe di farsi fare un’angioplastica coronarica da una persona qualunque, in un posto qualunque, ma cercherebbe il miglior cardio-chirurgo (oggi un chirurgo di emodinamica) disponibile su piazza, così chi ha bisogno di cure odontoiatriche dovrebbe ricercare dentisti seri, riconosciuti e professionali, anche se costano più dei low-cost e, piuttosto, fare solo lo stretto necessario per eliminare il dolore.
Cari pazienti, siete sicuri che il dentista low-cost sia la scelta più conveniente?
Se un dentista costa poco, c'è sempre un motivo. E questo motivo, a lungo andare, può costarvi caro.
Inoltre, quanti vanno dal dentista con regolarità "prima" di avere un problema?
I ragazzi in cura dai 4/5 anni, con semplici controlli, arrivano all’età adulta senza carie, con una spesa di circa 100 euro annui; meno delle spese per il cellulare.
Per chiudere queste note, allego un estratto dell’intervista al Professor Franco Santoro, Direttore della Clinica Odontoiatrica dell’Università degli Studi di Milano, pubblicata sul quotidiano “La Repubblica” a firma di Paola Scaccabarozzi, nella quale il professore ci suggerisce 10 punti da osservare:
"In tempo di crisi si cercano soluzioni a buon mercato. Ma
attenti agli imbrogli.
Gli italiani vanno sempre meno dal dentista,
complice la crisi e, quindi, la necessità di tirare la cinghia anche
quando di mezzo c’è la salute.
I dati parlano chiaro, secondo
un’indagine condotta dall’Osservatorio di UniSalute (la compagnia del
gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria),
circa la metà degli italiani afferma di non aver fatto alcun controllo
negli ultimi 12 mesi.
Tendenza confermata, per altro, dalle stime
fornite dall’Andi (Associazione nazionale dentisti italiani), che
riferisce una riduzione del lavoro degli odontoiatri del 10-20% rispetto
all’anno precedente.
Come destreggiarsi allora nella scelta dell’odontoiatra quando i soldi da spendere sono sempre meno? Come evitare errori nella scelta? Lo abbiamo chiesto al professor Franco Santoro, direttore della Clinica Odontoiatrica dell’Università degli Studi di Milano, che stila 10 regole da seguire per non sbagliare.
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